Ma allora è vero, i morti, il sangue, la folla incuriosita che si chiude a cerchio, come fosse in uno spettacolo di un’arena dell’antica Roma,l’odore della morte criminale così vicina eppure sentita a volte così lontana!!
Napoli est.
Barra.
Un venerdì sera senza pretese con una compagnella storica a prendere l’amata e consuetudinaria pizza da ”e’ guaglione”,esercizio a conduzione familiare (Totoreailoviù) che affaccia su Corso Sirena, teatro dell’agguato, per usare un gergo giornalistico, la mia pequegna amica abita qualche metro più in là dal palco, io qualche chilometro ancora più in là (punticiell’), ma le facce e la puzza sono sempre le stesse!!
Mi vantavo di non aver mai preso parte a certe rappresentazioni, nonostante la dimora senza colori nella Partenope Orientale.
Eppure annusare così da vicino la distruzione fa male, e fa male vedere l’indifferenza e l’abitudine a questa decadenza civile, ”morale”, ed etica, ma quando si è consapevoli di aggiungere un mattone al crollo è tremendamente orrendo, perché sai di stare abbassando non solo la testa, ma anche l’anima che cessa di essere, per trovare una giustificazione all’immobilità!!!
Eduardo esclamava: ”fujtevenne”, cazzo se non aveva ragione e qualche intellettuale napoletano (i) saggio/saccente diceva che era ingiusto, bhò, non sò!!
Ora una pioggia torrenziale.
Tuoni d’antologia.
Lo schifo d’ieri sera coperto da metri cubi d’acqua.
1 commento:
poesia-racconto-riflessione.
sento la verità dello sguardo, senza l'artificio intellettuale;
semplicemente, la sincerità del sangue.
m.c.s.
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