mercoledì 16 gennaio 2008

VIAGGIO NELLA MUSICA di Daniele Silvestri




Un rumore di due motosega del falegname in fondo al viale disturba la mia lettura, accompagnato da una stazione radio neomelodica della ragazza dell’ultimo piano che, abitualmente, sintonizza mentre si accinge a fare servizi di casa.
La mia mente viene così incuriosita da cosa stia mai tagliando “Geppetto”, che mi accingo verso il suo capannone.
Ogni passo è un pensiero…
Un nuovo Pinocchio è stata la mia prima supposizione, con il naso rotondo e braccia più lunghe, o magari un set di mobili in stile contemporaneo per una villetta estiva. Fatto sta che, inconsapevolmente, mi trovo davanti alla porta della falegnameria impaziente di soddisfare la mia curiosità.
E’ stranamente socchiusa, ed il rumore insopportabile.
Entro con passo quasi furtivo per non destare sorpresa ad Aldo, che magari nel rimanere sorpreso sbagli il taglio del naso di Pinocchio.
Ma, affacciando appena la testa, la mia visuale ricade sul tavolo da lavoro, dove penzola un braccio apparentemente morto.
La curiosità mi pervade. Non essendo stato notato, allungo il collo e, con pieno stupore, assisto ad una scena che già so che sarà, per me, indimenticabile.
Aldo e il giovane Pino stanno tagliando un’entrata per un’enorme astronave grigia. Le scintille escono a spruzzi dal metallo simulando una piccola pioggia di stelle cadenti.
L’indecisione di tornare indietro mi ferma il passo verso il corpo morto, ma viene rimesso in moto dalla voglia di sapere.
Mi avvicino al tavolo da lavoro con indifferenza favorita dalle spalle dei due che sono più che presi dalla loro missione.
Sembra una donna. Ha i capelli biondi, un foro al centro della fronte, e due seni con dei capezzoli somiglianti ad una retina metallica …
Un attimo! Un foro al centro della fronte? Le prime domande che mi pongo, quasi istantanee, sono se sia un essere umano, ma soprattutto cosa ci fa’ con un buco in mezzo alla fronte?
Mi giro verso i due falegnami con un’espressione di sospetto e stupore allo stesso tempo, ma loro non sono più a segare.
La paura cerca di prendere il sopravvento sulle numerose sensazioni che sto affrontando, ma la placo facendo una panoramica di 360 gradi del posto, e, presa visione che nessuno mi sta minacciando con una motosega elettrica, decido di andare a vedere quel mezzo di trasporto.
Abitacolo rotondeggiante sorretto da 4 enormi braccia meccaniche che fungono da “zampe” per reggerlo a terra. Non una finestra, né una porta.
Ma cosa, allora, segavano i due?
- Come diavolo si entra? - mi sono domandato.
Ma il mio cervello mi ha risposto con una seconda domanda:
- Dove sono finiti quei due?- E, soprattutto, - quella persona che sta stesa su quel tavolo da lavoro, chi l’ha uccisa? - .
- Ma sarà deceduta? -.
Devo accertarmi che sia morta, altrimenti potrei trovarmi con dei sensi di colpa per un mancato soccorso.
Lascio perdere quell’enorme giocattolo per stuzzicare la pelle nuda di quella donna.
Le tasto i fianchi con un giravite trovato lì vicino, ma non vedo cenni di risposta. Faccio un secondo tentativo scuotendola un po’, e la mia attenzione ricade su quel foro. Guardandolo bene non è un colpo di pistola, e neppure una ferita da taglio. Oddio! Osservandolo molto da vicino somiglia all’entrata per un jack di una chitarra.
Qualcosa non quadra. Credo sia arrivato il momento di chiedere spiegazioni ad Aldo.
Ma dov’è finito?
Salgo nell’ufficio all’interno del capannone, ma anche lì non c’è ombra di essere umano.
Mi affaccio alla finestra della piccola stanza, da dove posso vedere meglio quel pezzo di metallo “mastodontico ora che lo guardo bene”.
Effettivamente ha una grandezza allucinante. Ma come avranno fatto a portarlo qua dentro? Lo avranno portato, o ci sarà piombato dal cielo? E se l’hanno portato, da dove lo avranno preso?
Non vedo segni di macerie. Sarà stato trascinato sicuramente.
Ma la donna sarà uscita dal pezzo di metallo? Ma è una donna?
Ridiscendo giù per accettarmi che quel corpo sia umano, ma le credenziali ormai sono poche.
Nello scendere le scale mi soffermo a sentire il rumore dei miei passi a ogni discesa di scalino.
Riflettendo, è ormai un pezzo che sono nel silenzio più totale.
Faccio cadere la mia attenzione sui rumori del silenzio: quelli impercettibili quando sovrastati da quelli più forti.
Un ronzio? Forse no. Ma è un ronzio. Sì, un ronzio di corrente.
Proviene da quella “cosa” stesa. Sì, proviene proprio da lì.
Ma allora è un robot?
Astronave metallica, robot rotto: qui la cosa si fa interessante.
Ma spesso conoscere misteri è piuttosto pericoloso.
Meglio andare.
Riguardo un’ultima volta il cyborg, poi, seguendo con lo sguardo un lungo filo che raggiunge l’astronave, …
Un filo che dall’astronave raggiunge il robot.
Foro e filo, astronave e robot: 1 + 1 …
Adoro il mio cervello quando fa 1 + 1!
Guardo l’estremità del cavo vicino al tavolo da lavoro, e guarda caso, ha proprio la forma di un jack.
Lo inserisco nella cavità sita al centro della fronte. Il cuore inizia ad aumentare i battiti. L’emozione sale. Sono sicuro che adesso…
Niente! Non è successo proprio niente.
Come è possibile! Mi aspettavo almeno che l’astronave si aprisse, o addirittura la “cosa” si svegliasse (almeno adesso avrei avuto con chi interloquire), qualcuno che mi spiegasse cosa stia succedendo.
Un giorno entro nella falegnameria vicino casa ed assisto ad un mistero, e nel momento della svolta, niente succede!
Demordo dall’investigazione, ed esco dal capannone.
Per strada non c’è nessuno: strano!
Già, dimentico che abito in un posto isolato.
Un accenno di delusione mi intristisce i passi lenti, accompagnati da un rumore di reattore d’aereo che nasce.
Sale dal nulla fino a prendere una tonalità che supera di gran lunga il fastidio di quello delle motosega.
Aldo e Pino hanno ripreso a lavorare.
Un attimo! Ma questo rumore…
Proviene dal capannone.
Vabbè è abbastanza grande per farvi entrare sia un aereo che un…
Si è accesa l’astronave! Oddio gli alieni! Ora mi fanno fuori per primo!
Ma la curiosità prevale nuovamente su sensi e pensieri.
Riapro la porta, e, di sorpresa, vengo violentemente preso sia da destra, che da sinistra.
Saranno i due segaioli.
Ma che fa Pino? Ma non ha più i capelli?
Mi giro verso Aldo per chiedergli spiegazioni, ma ci metto pochi attimi a mettere a fuoco.
Non sono i due falegnami.
A breve smetterò di vivere, mi sa.
Mi portano al cospetto della donna robot, che con mio grande stupore ha gli occhi aperti. Ma la cosa ancora più stupefacente è che un occhio è un led verde, l’altro è nero senza pupilla.
Il motore dell’astronave diminuisce i giri, permettendomi di sentire lo stridulo suono proveniente dai capezzoli. Un rumore simile a quello della radio quando non sintonizza bene la stazione.
Uno dei due soldati va a controllare il jack.
Sarà difettoso, penso.
Difatti sì, perché, appena sistemato, finalmente si riesce a distinguere la voce del cyborg.
Parla per quasi mezz’ora.
Poi i due si incamminano verso l’astronave, che adesso è aperta, ed io, congedandomi dalla “Musa”, li seguo.
Piccolissima dentro. Mi aspettavo più confort e optional. E’ un astronave, cazzo!
Siedo anche io in sala di pilotaggio, nel posto alle spalle di quello del comandante.
Due segaioli che pilotano un astronave! Arriverò mai a destinazione? …
Ripenso agli ordini che mi sono stati dati.
Il robot, che mi ha detto di chiamarsi Musica, mi ha assegnato una missione. Devo radunare un esercito per guidarlo contro il “popolo dei seduti”.
A disposizione avrò una bacchetta magica, in legno, (belle aspettative per andare in guerra!) con la quale dovrò reclutare i migliori combattenti dei vari popoli per lo scontro finale.
Non so perché ho accettato, ma il suo modo di parlare è stato ipnotico e convincente.
La prima tappa è il popolo degli “uomini con la motosega”. Non so se sono su di un altro pianeta o sempre sul mio, fatto sta che un paesaggio del genere non l’ho mai visto.
Vivono sulla sponda di un enorme fiume. Alle spalle del villaggio una foresta di pini, mastodontica in lontananza, e sempre più disboscata man mano che ci si avvicina alle case.
La popolazione è divisa in due tribù mi dice il capo di quella in cui mi trovo.
Grandi corde e piccole corde.
Vivono in pace, ognuna sulla rispettiva riva del fiume Rif…
Somigliano tutti ai due piloti, senza capelli e una motosega sempre in mano.
L’uomo con cui parlo è una montagna, non un uomo. E’ cosi grande che lo chiamano “il Vasto”.
Lui già sapeva di me, ed aveva dato precedentemente la disponibilità per la grande guerra.
Però mi dice che non è riuscito a convincere l’altra tribù, e che l’unico modo per farlo è di usare “la bacchetta”.
Già…. Ma non ho ancora la bacchetta.
Mi dice che la mia temibile arma è sita in fondo al fiume, illuminandomi poi, sulla sua profondità abissale e che, per toccare il fondo, sarei dovuto scendere con un masso legato al piede. Una volta trovata, mi avrebbe riportato in superficie.
Secondo me, questo è pazzo! Devo affidare la mia vita ad una bacchetta di legno?
Demordo in principio. Sventolo bandiera bianca subito. Riportatemi a casa!
Ripensandoci, questa gente crede in me.
Al piede mi legano un macigno, non un sasso! Siete matti, se muoio col cavolo che vincete ‘sta guerra!
Prendo fiato, mi tuffo, e dopo pochi secondi il masso entra in acqua guidandomi velocemente verso il fondo.
Evito movimenti per non sprecare fiato.
Ma quando arrivo sul fondo? mi chiedo.
- Non devo andare in panico, quello si nutre di ossigeno! -
Tranquillo, ecco il fondo.
Mhm non vedo bacchette magiche.
Il mio sguardo è segugio, ma non abbastanza da fiutare il tesoro.
Un attimo! Qualcosa si muove. Un pesce triangolare, particolare, a tratti spettacolare, viene verso di me.
Stringe un ramoscello tra le labbra.
Ma che strano posto: i pesci mangiano legno…Legno!
E’ proprio la bacchetta!
Gliela sfilo di bocca.
Sono salvo… Giusto in tempo, iniziavo ad andare in debito di ossigeno.
Rif, riportami su, ho pensato. Ma nulla si è mosso.
L’ossigeno ormai è finito, non c’è l’ho fatta.
Maledetta Musica! Peccato che sei cyborg, se no ti avrei aspettato all’altro mondo e picchiato con questa bacchetta per l’eternità!
Il mio corpo si contrae con violenza sempre più accentuata, le mani e le gambe si scuotono con movimenti armonici, poi svengo.
Mi risveglia il rumore di un ruscello.
Sono morto?
Apro gli occhi e mi ritrovo dall’altra parte della sponda.
Attorno a me uomini più minuti ma sempre “segaioli”
Accerchiato da una banda di cavernicoli con dei motosega in mano, non so se devo avere paura, o sentirmi sicuro di avere alle spalle dei componenti cosi “grezzi”.
Mi conducono dal capo tribù. Un uomo esattamente l’opposto del Vasto.
Gli porgo la mano con cui reggo la bacchetta in segno di saluto; ma lui spaventato si allontana da me.
Già dimentico di avere il Santo Graal tra le mani…
Come lo convinco a fare una guerra a questo? Sarà anche che il nemico dal nome “il popolo dei seduti” non credo debba avere queste grandi qualità belliche, ma se hanno paura di un pezzo di legno, figurati di gente accomodata.
Ma loro credono in me.
Dico di essere un potente mago, eletto dalla dea Musica, il quale viene da terre molto lontane per guidarli in guerra.
Poco credibile, non sono cavernicoli come credevo.
Mi tocca far funzionare sta bacchetta.
Anzi no!
Avanzo un secondo tentativo di persuasione regalando la bacchetta al capo “delle grandi corde”, che rimanendo colpito dall’invito, non accetta. Però mi spiega che essa ha infiniti poteri, datigli dalla dea della Musica. Solo l’eletto potrebbe farla funzionare, agitandola armonicamente verso qualunque oggetto sia stato incantato dalla “critica”.
Hai capito a “Geppetto”…Apparentemente cavernicolo, ma di grande cultura dentro!
E adesso con che cosa la testo? Vediamo…mhm.
Trovato! La punto verso la motosega dello stesso, e, con enorme stupore, la metto in moto. Cosi, immediatamente dopo, le accendo tutte. Una volta capito come funziona, diventa divertente!
Ma il rumore assordante.
Mi basta tirar indietro la bacchetta per ottenere un po’ di silenzio.
Il capo tribù si avvicina a me e, stringendomi la mano, mi da la disponibilità per il grande scontro. Aggiunge, poi, chele loro armi sono tornate a funzionare.
Dico loro di seguirmi dall’altra parte della sponda, ed unirsi agli altri segaioli. Un coro all’unisono mi risponde: “ Sì! Maestro!”.
Sono il prescelto! Potevano chiamarmi almeno Daniele l’impavido! O, magari, Dragone il sanguinario!
Vabbè, credono sempre in me.
Si, ma ora mi trovo di fronte al fiume: speriamo che la bacchetta abbia poteri simili a quelli del bastone di Mosè!
Egualmente punto la bacchetta sul fiume Rif, e muovo armonicamente la bacchetta. Dal suo letto emergono miliardi di corde una accanto all’altra, alternate in sequenza: “una grande e una piccola”.
Salvato da delle corde, e chi se lo sarebbe mai immaginato!
Disincanto anche le armi della tribù del Vasto e lascio l’organizzazione ai due capi, incitandoli a dover stare sul teatro di battaglia al calar del sole, non più tardi.
Poco dopo prendo l’astronave che ormai padroneggio come fosse un automobile (Facile con il pilota automatico!).
Le coordinate sono già registrate. La prossima meta è a scelta tra “il mondo sotterraneo”, “i paesi dell’est”, i boschi delle “valkirie”, o “le grandi montagne”.
Ora che so utilizzare la bacchetta uno vale l’altro. Pigio il tasto “random” facendo scegliere al computer di bordo.
Mi autopilota fin sulle montagne.
Gli abitanti, vedendo la nave, mi organizzano una festa di benvenuto.
Siedo al tavolo con l’elite di questa strana popolazione.
Non sono grossi come i precedenti ma tutti, anche le donne, hanno muscoli delle braccia molto sviluppati.
Ne approfitto per racimolare qualche ulteriore informazione, chiedendo al loro capo chi sia il popolo dei seduti, e perché vada sconfitto.
La risposta mi spiazza totalmente. Come può mai recare danno un potere chiamato “Critica”?
- Può bloccare le nostre armi - mi viene risposto.
Si allenano tutta un’era, perfezionando le loro tecniche di guerra per poi usarle contro il nemico.
Una vita sofferta, per pochi attimi di gloria. Grandi persone. Devo dire che inizia a stami a cuore questa battaglia.
Devo sbloccare anche le loro di armi.
Vengo condotto in una conca formatasi tra due montagne. Nel suo interno una innumerevole quantità di massi di varia grandezza.
Con un colpo di bacchetta li rendo tutti più leggeri e in seguito li faccio levitare, fino a riempire la stiva della navicella.
Faccio presente ai nuovi componenti della ciurma l’appuntamento e volo via verso nuovi orizzonti. Si va verso est!
Inizia a piacermi questo gioco. Tutti credono in te e nella tua arma temeraria. Quasi quasi ne traggo qualche vantaggio. Sì! Direi proprio di sì. Eletti lo si è una volta sola nella vita e non capita a tutti.
Il viaggio sembra durare più del previsto, quindi mi prendo questo attimo per riflettere.
Mi chiedo, ma che potere potrà mai avere su di me la “critica”?
Una voce fuoricampo si intromette nei miei pensieri dandomi come risposta : “autostima”.
Chi sei? Penso di chiederle.
Questa voce la conosco, è Musica!
La mia musa mi dice nuove parole : “Attento alla strada”
Ma cosa…
Due enormi statue sono proprio di fronte a me. Entrambe raffiguranti un enorme uomo che suona un corno che arriva fino a terra.
L’astronave scende in picchiata verso il basso, infilandosi nella cavità finale del corno di destra. Poi, percorrendolo tutto, mi ritrovo al cospetto dei miei nuovi reclutandi.
Chissà questi che tipi di armi usano.
Questo popolo ha corporatura più minuta rispetto agli altri due che ho incontrato fin ora.
Avranno sicuramente un armamentario pericoloso!
Dei corni! – Che cosa credete di fare con dei corni? - Andiamo in guerra, mica in piazza a suonare!
Mi limito a dimostrare di essere l’eletto. Persone molto riservate, meglio fare il mio dovere e andare.
Parto poco dopo aver mostrato sulla mappa il luogo dell’incontro.
Stavolta scelgo io la meta: il bosco delle valkirie. Almeno ne ricavo la visione di qualche bella donna!
Se se…, con la fortuna che mi ritrovo, saranno sicuramente tutte….
Alte, snelle e svestite. Nude! Delle ninfee a tutti gli effetti!
Credo proprio che qui farò soggiorno per un bel po’. Ecco a voi l’eletto “care”, accoglietelo con petali di rosa e bagno caldo.
Un colpo alla testa mi riporta con i piedi per terra. Mi sono incantato a guardare i seni della signora delle valkirie. Un arco, di giusta conseguenza, mi ha colpito per farmi distogliere lo sguardo.
Sono l’eletto! Come si è permessa. Ora la trasformo in rospo!
Lei crede in me, non posso farlo…
Certo che vivono proprio bene in questo bosco. Cinguettio di uccelli, nessun rumore. Tutte donne arciere. Queste faranno proprio la seconda fila, e daranno inizio all’attacco dalla distanza, per poi mandare la fanteria con i motosega.
Ma non ci perdiamo in futilità, passiamo a liberare i loro archi. Anche se, dopo quel colpo ben assestato, devo dire che sembrano funzionare già bene!
Nulla accade. N fanno niente di particolare.
Dalle loro facce deduco che niente è successo.
Le frecce, giusto! Ma mica posso “creare”, io posso solo risvegliare. E adesso? Adesso che si fa?
Figurati se ora delle puelle si mettono a tagliare legna per dar vita a delle frecce.
Ma io non posso fermarmi troppo a lungo, ho ancora il mondo sotterraneo da raggiungere ed il sole sta per calare.
Bene. Bisogna pensare. Forza cervello. 1+1! Ce la puoi fare.
Mhm…Ecco!
Senza dire una parola riparto con l’astronave. Torno dai segaioli, ne prendo una manciata, poi faccio tappa sulle montagne e ne prendo qualcuno anche da lì, e in breve sono di nuovo dalle mie signore.
Sarà anche povera di accessori ed optional, ma devo dire che codesto mezzo “sfarfalla” che è una bellezza.
Bene. I segaioli a segare, gli uomini delle rocce a fare punte alle frecce, e le valchirie con me!
Boom! E siamo a due! Allora che le donne rimangano a supervisionare gli uomini.
Ma quanto tempo mi rimane? Già. La battaglia avrà luogo nella prima serata del giorno che corre.
Il buio calerà a breve.
Il mondo sotterraneo. E meglio che non mi facciano perder tempo, altrimenti gli faccio fare i kamikaze d’impatto!
Sembra di andare a caccia senza fucile! Il più grasso di loro peserà al massimo 30 kili!
Non ho tempo per disperarmi, devo agire in fretta!
La disperazione fa soffermare le scelte su tutt’altro che il nocciolo del problema.
Cosa dovevo fare? Ah si…
Ragni? Le loro mani sono dei ragni.
Sono aracnofobico! Non sopporto questi insetti.
I loro arti superiori sono le armi che useranno.
Ciò significa risvegliare...
Devo, loro credono in me!
Nonostante non apprezzo il loro arsenale bellico, devo farli partecipare alla guerra. Faranno la loro parte.
Punto la bacchetta verso le loro mani e chiudo gli occhi per non assistere all’evento,quando sento una voce sussurrare delle parole…
“Maestro, Maestro!”
Apro gli occhi.
Una semplice lampadina illumina tutto ciò che viene rispecchiato dallo specchio sottostante a lei.
Dove sono? Chi è questo vestito come un pinguino?
I nemici mi hanno catturato?
Ma ho ancora la bacchetta in mano!
“Il sipario sta per aprirsi, e lei deve ancora decidere se far suonare le tastiere nell’orchestra. Deve farcelo sapere”.
Gia le tastiere. “Che partecipino alla prima serata”.
Il pubblico si è accomodato ed aspetta in silenzio.
Il sipario si apre, e la battaglia ha inizio.
Nonostante è la mia prima volta che combatto da Maestro, mi sento sicuro, protetto.
La mia musa mi guida la mano armonizzandola nei movimenti.
Non ho paura di essere sconfitto, perchè basta una semplice bacchetta per sconfiggere il potere di una critica.

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