venerdì 7 marzo 2008

ARISTOFANE di Stefano Nardella



“L’utopia si arena di fronte alla concretezza dei fatti”
Il professore mugolò questa orrenda frase al microfono, mentre tutti lo guardavano con ossequiosi sguardi compiaciuti.
Quella frase mi fece sobbalzare dalla sedia e mi svegliò da quello stato di dormi veglia che mi assale ogniqualvolta il mio culo siede in un banco di scuola.
“com’è possibile che anche qui i professori dicano simili cazzate?!” pensai tra me “invece di insegnarci a coltivare i nostri sogni fino a renderli realtà, invece di seminare voglia di credere nell’impossibile per realizzare il possibile, ci riempiono la testa di frasi simili , buone solo ad imparare ad ubbidire e a credere che la concretezza dei fatti conti più dei nostri sogni”
Avrei voluto alzarmi e gridargli in faccia questo e altro.
Cercai con lo sguardo qualche faccia contrariata da quel affermazione , ma tutti erano indaffarati a prendere appunti e annuire ad ogni cazzata che usciva dalla bocca di quel coglione .
Ero talmente schifato che dovetti uscire.
Fuori c’era un gran sole.
Mi diressi verso il parco più vicino, mi sdraiai sull’erba e accessi una canna.
Fumavo sdraiato guardando il cielo sgombro dalle nuvole.
Mi venne in mente la teoria di Aristofane sulle nuvole.
Le nuvole sono i potenti della terra che si intromettono tra noi e il sole , che simboleggia la libertà.
L’utopia si arena di fronte alla concretezza dei fatti e le nuvole ci impediscono di sognare , di essere liberi, di guardare in faccia alla libertà …. Mi addormentai con la testa inebriata dalla canna e dai suoi inconsueti effetti filosofici.
Quando mi svegliai il sole stava scendendo.
Mi alzai e me ne tornai a casa.
“L’utopia si arena di fronte alla vostra paura di essere libero, e non si azzardi più a fare delle vostre paure argomento comune .
Noi vogliamo sognare
Vogliamo guardare oltre le nuvole
Vogliamo il mondo e lo vogliamo subito
Le sue insulse frasi da perdente, caro professore, se le tenga per lei
Uno studente contrariato e sognatore”
Scrissi questa e mail di getto e gliela inviai
Dopo qualche giorno ebbi una risposta
Diceva:
“Hai del fumo pure per me?
Ho dimenticato come si sogna”.
Il giorno dopo tornai in facoltà con una canna rullata nel pacchetto di sigarette.
Cercai il professore per tutto l’istituto, ma non lo trovai.
Incontrai un amico.
-hai sentito che cazzo è successo?
-no cosa
-il prof di storia è morto
-come morto?!
-si è ucciso ieri sera
-cazzo!
-già, sembrava così tranquillo
Avevo ucciso un uomo. Senza usare le mani. Lo avevo ucciso con le mie parole
Tornai al parco e accessi la canna, ne fumai metà e l’altra la lasciai nell’erba.
La feci fumare al vento sperando che ne lasciasse due tiri a quel anima in pena del professore incapace di sognare.
L’utopia si arena davanti alla concretezza dei fatti….ma la concretezza dei fatti può uccidere…i sogni no
-signor Nardi!! Signor Nardi si svegli la lezione è finita da un pezzo, e lei come al solito ha dormito tutto il tempo…mi auguro almeno che abbia fatto un bel sogno?-Era il prof di storia che mi urlava nelle orecchie
L’aula era semi vuota e quei pochi rimasti mi guardavano ridendo
-si…peccato però che era solo un sogno
Mi alzai e me ne andai dritto al parco.
Fumai la mia canna guardai le nuvole e pensai ad Aristofane.Chissà se davvero Aristofane ha detto quella storia sulle nuvole e sui potenti o l’ho solo sognata.

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