venerdì 7 marzo 2008

I'D LIKE TO CONQUER THE WORLD (BAD RELIGION) di Sara Renier


Casa. Tara non si è ancora trasferita da me, e questi sono alcuni di quei giorni in cui mi trovo a mangiare patatine e a recuperare le briciole che mi finiscono nell’ombelico.
E il mondo mi gira intorno, mentre ascolto ininterrottamente una canzone con un bel ritmo, ma di cui non capisco neanche vagamente le parole.
E poi mi raccolgo i capelli per dargli forma, mi taglio le unghie e gli do lo smalto, e mi trucco un po’ perché inizio veramente a farmi schifo. Non faccio nulla dalla mattina alla sera se non pasticciare riviste, ascoltare Courtney Love e ballare davanti ai suoi poster, bere vino scadente da un biberon e cercare di sentirmi felice. Ho un ragazzo che attende di vivere e morire senza fare nessuna fatica, che mi ama addirittura senza fare fatica.
Finchè le parole della canzone che continuo ad ascoltare non assumono un senso, e innescano una strana reazione chimica nella mia testa, allora faccio la valigia e la riempio di cose inutili, e con un calcio mando in tintoria tutta la mia vita e mi preparo ad indossarne una nuova, sicuramente più alla moda.
Sul frigorifero lascio un post-it che sicuramente Sid e Tara avrebbero letto prima di essersi stancati del tutto della loro esistenza.
IO SCAPPO.
Prima di scappare sono passata da casa di Daniel a salutarlo.
Mi ha aperto vestito di tutto punto, e mi sono accorta che aveva dipinto tutte le pareti di casa in rosso.
Mi sono seduta sul divano avvolta da un velo di odore di vernice sanguinante, e ho accettato il beverone super-alcolico che mi aveva offerto.
“Perché scappi? Hai tutto cazzo.”dice lui strofinando il tappeto con il piede.
“No Dan, non ho proprio nulla. Mi manca dentro qualcosa, nel corpo, mi manca la forza. Ho bisogno di ragazzi in concerto che gridano la loro rabbia, visi sorridenti che cadono a faccia in giù verso il cielo, aprendo braccia e gambe come per aggrapparsi all’aria. Ho bisogno di sentire i miei piedi nudi ballare, e tenere la testa giù fissa sull’asfalto e correre, sentire finalmente la forza uscirmi dalle braccia, dalla gola, dai capelli, come se potessi da un momento all’altro diventare molto più grande, straboccare dal mio corpo e prendere nuove vite.”
“Ti mancano i tempi passati”
“No Dan, i tempi passati erano solo follia giovanile. Sempre folle mi sento, ma mi manca l’amore dentro, Sid prima mi riempiva, ora mi svuota, la mia vita è vuota, voi siete diventati vuoti!” ho urlato piangendo contorta sul divano.
Poi mi sono alzata correndo, e sempre correndo sono salita in macchina con una precisa destinazione. Una destinazione che sapevo avrebbe finalmente saziato la mia voglia di sentire dentro la vita scorrere più veloce del dovuto.
Per strada ormai facevo fatica a guardare dove andavo, non osservavo, lasciavo solo andare il corpo, avevo bisogno di abbandonare il mio corpo alla follia, mangiare erba, coprirmi di vernice e spargere il mio corpo sui muri di casa, fare il bagno vestita, prendere a schiaffi la mia anima e sputare sui miei libri. Liberare il mio corpo alla musica, buttare i pensieri in pattumiera, o nel cesso.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Tagliente, ispirante. Sono senza parole.

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