venerdì 5 settembre 2008

DOMENICA POMERIGGIO di Luca Soldi



Dimentico le carte,
nella stanza col parato c’è l’armadio di legno chiaro, una fotografia della scorsa estate che dondola e tutti seduti attorno al tavolo , il sole sul deck, chiamami Fidelio chiamami ora che ho tempo e il balcone mezzo dentro e mezzo fuori è fresco, è estate Fidelio, è un brano che abbiamo sentito insieme ma poi tu mi hai fatto capire che bisogna scegliere, che la scogliera lontana è rimasta immutata , sono io che cambio, però quelle incessanti formiche che non scaccio, battere le mani alla frase shock alla frase nuova alla musica vecchia alle reni che vogliono riposo, dimmi come sei Fidelio, sono anni che vorrei capirlo, ed è domenica pomeriggio, come non è mai stato, in quelle tapparelle ci nascondiamo io e te compagno mio … una poltrona calma ed il quadro dei bagnanti, ti verso un bicchiere di whisky senza ghiaccio ed avvertimenti e spero di stordirti e sorprenderti, tu racconti e i posti piccolissimi anfratti riverberi e le barchette di plastica solitarie mentre gli altri tutti gli altri si divertono con i capelli biondi, dopo vengo anch’io , perché non mi credi, l’estate è lunga e c’è posto per tutti , per i tuoi sorrisi accattivanti. E spiegati per me, per tutti che guardano il tuo ultimo show

Il ritornello si inerpica il sole lima e le case mie tutte aperte, le domande che restano e la coscienza in diesis

Non stona Fidelio, stavolta fidati tu e l’altro amico tuo

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