venerdì 5 settembre 2008

LIVE di Cattive Inclinazioni



La serata è magnifica.
Il palco dello Shea Stadium di New York è immenso e davanti a noi ci sono cinquantamila persone in attesa di sentirci suonare. Il colpo d’occhio e le urla fanno venire la pelle d’oca. Ma qualcosa non va, la band non gira ed io sono incazzato nero. Joe Strummer e Mick Jones si beccano come galline impazzite, Paul Simonon se ne sta in disparte fregandosene di tutto e Topper Headon, come al solito, è strafatto di eroina.
Qui va tutto a puttane.
Ma i Clash sono io figli di puttana, mettetevelo bene in testa e se stasera non suonate come dio comanda, vi butto giù dal palco a calci in culo.
Imbraccio la mia fidata telecaster, il volume è al massimo. Gli altri finalmente si piazzano al loro posto, in attesa di un mio cenno per cominciare. Brutti stronzi, con voi farò i conti dopo il concerto.
Si va in scena e partiamo con Should I stay or should I go, sono solo due accordi ma il riff che ne vien fuori è devastante come un pugno nello stomaco. Questo pezzo, un po’ mods e un po’ punk, fa resuscitare i morti ed è il massimo per aprire la serata.

…Darling you gotta let me know Should I stay or should I go?...

La folla è in delirio, meglio di così non potevamo cominciare. Ci do dentro con le plettrate e pure gli altri non si risparmiano. Salto e corro come un indemoniato e con la mia chitarra sferro fendenti a destra e manca.

…This indecisions bugging me Esta undecision me molesta…

Lo stadio s’è incendiato. Sudo sangue e sputo rabbia e sul pubblico vomito tutta la mia adrenalina. Sotto il palco pogano che è una bellezza. Sono il re del rock’n roll e qui comando io: voglio vedervi sballare, ammazzarvi di botte e stramazzare al suolo sanguinanti, perché è così che si fa.

…Me tienes que desir Should I cool it or should I blow?...

Il pezzo è finito. L’ovazione della folla spacca i timpani più dei decibel dei nostri marshall ma mentre mi godo il momento, la porta della mia cameretta si apre. Sull’uscio appare l’enorme figura di mio padre in mutande e canottiera, ha la bocca sporca di sugo e lo sguardo rabbioso e avvelenato di chi s’è alzato da tavola mentre stava mangiando. Io rimango impietrito dalla paura. Si avvicina a passi lenti e con una faccia che non promette niente di buono. Allunga la mano dalle dimensioni esagerate, io chiudo gli occhi all’istante. Sento il volume dello stereo abbassarsi e quando riapro gli occhi me lo ritrovo a dieci centimetri da me. Ansima dal naso come un toro alla corrida.

Se ne va sbattendo la porta. La stanzetta trema sotto un terremoto del quinto grado della scala richter e dalle mensole cadono ninnoli e suppellettili. Spengo subito lo stereo perché quando fa così è meglio non contrariarlo. Tolgo il disco dal piatto con cura estrema e lo infilo nella custodia di cartone, questo bootleg del concerto dei Clash al Shea Stadium mi è costato un occhio della testa ma ne è valsa la pena. Domani, però, metto su The song remain the same, il live dei Led Zeppelin, poi imbraccio la mia mitica Gibson Les Paul e così vediamo chi la spunta tra me e quel frocio di Jimmy Page.
Si, voglio proprio vedere.

1 commento:

Polpette Volanti ha detto...

Interessante. SognoLucidoLucidoIlmanicoDellaMiaChitarra.

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