lunedì 19 novembre 2007

HIMMLER NON L'AVREBBE MAI FATTO di Filippo Anniballi


Sul terrazzo a boccheggiare in mutande, davanti al laptop prestatomi dalla mamma di Sanpaku, l’amico di una vita. Il laptop della signora Sanpaku poggia sulle mie gambe sudate, così occasionalmente mi prendo la scossa. Fanno quaranta gradi all ’ ombra e mi sono rimaste solo tre sigarette. Di tanto in tanto butto l’occhio al palazzo davanti, copia esatta di quello in cui mi trovo, un immensa scogliera bianca di cemento, otto piani di roccia impiegatizia con dei davanzali pericolosamente bassi. Noi il nostro l’abbiamo rialzato, io sono alto solo uno e ottanta ma il davanzale mi arriva poco sopra al calcagno. Mi trovo all’ultimo piano, quassù osano soltanto le aquile e gli sguardi delle massaie annoiate, che giù nel piazzale d’inverno i figli in Napapiri si ammazzano di canne. In corrispondenza del mio piano, quaranta metri in linea d ’ aria, osservo la mia nemesi, una tipa in smanicato da combattimento; se ne sta li, bigodini e braccia grassocce, a fumare una sigaretta di circostanza per ingannare il tempo che la separa dai suoi boccoli perfetti e dalla cottura della peperonata. Più su, il cielo è coperto da una coltre lattiginosa che lo riveste quasi completamente. Pur stando immobile, sudo. Ho persino smesso di bere birra e mangio molte banane per via di quella storia che il potassio fa bene. Per il resto me ne sto davanti al portatile a fare finta di scrivere un articolo che firmerà qualcun altro. In modo da ridurre al minimo i movimenti, premo i tasti usando solamente un dito, anche se non scrivo il mattino ha l’oro in bocca… Mi trovo a due passi dalla cucina, una sorta di deserto dei tartari con una torre di avvistamento, una pila di piatti luridi che si erge minacciosa dal livello. Quando devo skippare una canzone sul lettore, lo faccio con il piede. Si tratta di un numero molto bello, tanto che per un attimo mi domando se non stia sprecando il mio tempo qui a Casal Bruciato, forse dovrei semplicemente fare armi e bagagli e scappare con un circo e farmi assumere come contorsionista, o magari come clown. L’idea me la deve aver data un insolita colonna che percorreva Via Mario Borsa alle dieci di un sabato mattina. Era un insolito corteo, in testa una macchina con un grosso megafono a passo d’uomo, seguita da qualche zebra e un paio di cammelli spelacchiati portati alla corda da degli omini con delle sgargianti divise blu. Mi sono stropicciato gli occhi, ma poi la voce gracchiante dal megafono mi ha rasserenato, invitandoci ad accorrere tutti al circo, grandi e piccini e la cosa mi ha molto tentato. Me lo sognavo la notte sto circo, ma mica solo i cammelli e le zebre, la donna cannone e le trapeziste, un orda di funamboli al gran completo, mancavo solo io per l’appunto. Meglio non pensarci tutto sommato. Devo stare immobile, come un campione di un due tre stella, gli articoli purtroppo non si scrivono da soli. Ogni tanto picchietto un tasto del laptop con il naso, grazie a dio non mi vede nessuno. Poi però m’irrigidisco di colpo, l’ostinazione mi gioca orribili scherzi. Un rivolo di sudore mi parte dall’attaccatura dei capelli e poi giù per la fronte, all ’ inizio con lentezza ma acquistando man mano velocità. Potrei cancellare la fastidiosa goccia con un semplice gesto ma sarebbe per me una sconfitta. Mi ci intestardisco, le mani sempre lungo i fianchi, deciso a non cedere per nessun motivo al mondo. Sbuffo e lei in un attimo è già sul naso, l’irritazione ha dunque la meglio, sollevo un lembo di camicia e abbassando la testa mi asciugo. Sono ormai diverse ore che me sto davanti al portatile a cercare di andare avanti con l’articolo, non che me lo abbia ordinato il medico di scriverlo sto benedetto articolo, peggio, figuriamoci… Squilla il telefono, è il mio capo, il nazi esoterico, il documentarista malvagio… Mi domanda ovviamente se abbia terminato l’articolo, il vero problema sta nel fatto che l’unica cosa che mi ricordo è che centrava qualcosa con Wiesenthal che è morto due giorni fa o con Odessa (l’organizzazione per salvare il culo alle ex SS), ma non ricordo di chi dovevo parlare di più, se ne dovevo parlare bene o male, dell’uno o dell’altro, dovevano esserci lacrime di coccodrillo o sviolinate, insomma è una roulette russa bella e buona e sono troppo vigliacco per premere il grilletto. Ho la gola di colpo molto secca. Cerco di deglutire, senza troppa fortuna, un improvvisa voglia di una birra ghiacciata e di una piscina nella quale stare ammollo fino al sopraggiungere dell’autunno, in un luogo dove non ci sia campo ne seccature, irraggiungibile da qui all’eternità. “ Wiesenthal? ” Prendo tempo, faccio il finto tonto. “ Proprio così testa di cazzo, devo consegnarlo domani l’articolo, è pronto vero? ” Mi accendo una sigaretta, la terzultima, è amara e sa vagamente di Minias. Forse facevo meglio a mangiarmi un ’ altra banana. Raccolgo di colpo le idee e contrattacco: “ Ho appena finito di leggere il Dossier Odessa! ” La verità è che mentre lo leggevo in autobus mi sentivo molto agente segreto, evitavo infatti che polacchi e filippini vi sbirciassero dentro che ne andava della mia vita stessa, purtroppo l’unica cosa in pericolo era il mio posto di lavoro, adesso più che mai giacché quell ’ altro si mette a sbraitarmi dentro al telefono dal suo appartamento in via Margutta che lo dovevo finire di leggere una settimana fa, la mette sul piano personale, offende. Io farfuglio qualche scusa e lui si agita ancora di più, tanto ha l’aria condizionata il cocco. Dove mi trovo io, dal mio Berghoff a Casal Bruciato l’aria è decisamente più rarefatta. “ Dove ti trovi? Cosa stai facendo? ” A) Mi sto tirando una sega. B) Sono nel bel mezzo di un corso di decoupage. C) “Dovevo scrivere un articolo su Wiesenthal, ma ho ripiegato su un racconto di un pitbull che parla in prima persona, il cane è rinchiuso nel furgone di dei traveller francesi, siccome sta morendo di fame lecca un piatto con della ketamina, impazzisce e sbrana i traveller… ” Silenzio imbarazzante. “ Va tutto bene? ”“ Alla grande… ” In realtà mi sto pisciando addosso, ho il lab top in equilibrio sulle ginocchia, con una mano tengo il telefono e mentre cerco di alzarmi vedo che l’elastico dei miei boxer ha ceduto, per non parlare del fottuto articolo… Il boss mi intima di riorganizzare le idee, richiamerà tra dieci minuti e sarà meglio dare un bel taglio alle cazzate. Javol… Mi butto sotto la doccia, è l’unica cosa da fare. Ho finito le banane. E Wiesenthal? Non credo che il racconto sul pitbull parlante sarebbe la stessa cosa. Potrei spegnere il telefono e non pensarci più ma il nazi esoterico sostiene di usare il suo terzo occhio, con il quale mi controlla in ogni momento. Dice di farlo per il mio bene, come no. Certo il capo non è soltanto un nazista, è anche molto esoterico. Ogni anno va in ritiro spirituale da una certa Gurumai. Mi risulta che ci vadano un bel po’ di pezzi grossi dello spettacolo, alti papaveri dell’intrattenimento. Secondo me ogni volta tornano dall’India più nevrastenici di prima. Gurumai è vergine, perciò sembra che il giorno in cui la darà via perderà il suo influsso. Così dicono, non saprei e chi la controlla dopotutto… Sai Baba? Il nazi esoterico sostiene che la guru se lo vorrebbe fare. Dice che quando meditano gli lancia certe occhiatine, solo a lui poi… Io non lo so, evidentemente mi sfugge qualcosa, il mio Sturbhanfhurer non è proprio un adone… eppure a detta sua se lo vogliono trombare tutte. Mentre mi racconta questi aneddoti di fiche innamorate pazze di lui si lascia andare in questo strano tic, tipo un leprotto che arriccia il naso. In questi casi non posso fare a meno di fissarlo quanto è spassoso, così per un secondo mi immagino di essere il cappellaio matto, ovviamente in procinto di prendere un te con il bianconiglio. Gli uomini in fondo non devono per forza essere belli, spesso basta quello che chiamiamo fascino. L’ex moglie del capo, ora che ci penso, è una donna molto bella, discendente addirittura di un papa che lui ci tiene molto al lignaggio. Hanno avuto una figlia che dovrebbe avere pressappoco la mia stessa età e non mi è mai stata presentata. I cessi stai a vedere, quelli te li presentanoMentre mi asciugo squilla nuovamente il telefono. E' il nazi esoterico che mi intima di prendere un taxi shnell, shnell e di recarmi da Pappagone, il suo assistente cociaro. Pappa è il tirapiedi per antonomasia con un debole per le tipe improfumate e rigorosamente in menopausa nonostante lui abbia solamente quarant’anni. Sembra che in gioventù sia stato internato in un nosocomio in Svizzera, ha lavorato all’Avanti e infine prima di passare alle dipendenze del nazi, era il segretario di un regista reazionario sposato con una grande attrice italiana. Non faccio nomi, ma visto che snocciolo tutta questa serie di dettagli è come se li facessi. Il regista ha pregato il nazi esoterico di liberarlo dall ’ inquietante presenza di Pappagone e lui lo ha assunto a sua volta. Il Pappa è una sorta di patata bollente da quello che mi pare di capire, ma questa è un'altra storia. Finalmente esco dal mio limbo. A questo punto mi presento da Pappa per attaccarmi al campanello, lanciando dei sorrisi un po’ costipati in direzione del tassinaro. Da quando sono sceso dalla vettura, l’uomo si è fatto improvvisamente sospettoso. Deve essere che quando siamo al verde emaniamo un odore particolare. Via Po adesso sembra un sobborgo di Saigon e l’assistente ciociaro con sto caldo figurati se sta in ufficio… starà a Villa Borghese a rimorchiare tardone. Comunque sia, mi faccio prestare il telefono dal sempre più scoglionato tassista e telefono al Tombeur di vecchie, che inizia a balbettare duemila cose assurde in un idioma incomprensibile, un po’ Don Buro in Vacanze in America e un po’ Salvatore del Nome della Rosa, solo peggio. Il capo a volte perde la pazienza e lo schiaffeggia. Altre volte lo tratta male e basta, per il semplice gusto di farlo. Come molti capi, è un sadico. Una volta mi ha persino detto “ La prossima volta che Pappa ti contraddice, tu mollagli un bel pugno su quel naso da contadino…sporcagli di sangue quel ridicolo completino Armani che si mette per andare in ufficio ” Sai che bella guerra tra poveri, io e il Pappa che ci azzuffiamo per guadagnarci un tozzo di pane, un briciolo di rispetto. Inoltre c’è da starci in campana, la storia del nosocomio svizzero insegna… Prima o poi questo farà una strage. Il giornalista esoterico d’altro canto non ne può fare a meno di umiliarlo, ora che si è accorto che la cosa mi fa ridere rincara la dose e va a finire che mi sento pure colpevole. Una volta erano a cena lui, Pappa e degli altri tizi della televisione, quando il Pappa, evidentemente gratificato per via dell’invito, ha la brillante idea di dirgli al capo “ Alberto, ma quanta acqua bevi? Non ti farà male? ” Pare che l ’ altro gli abbia detto di farsi i cazzi suoi e gli abbia dato anche un bel pizzone in faccia. Giù tutto il tavolo a sbellicarsi, un convegno di personaggi di Grosz. Basta così, non voglio raccontare la vita di Pappa ma diciamo comunque che nella telefonata con lui riesco a capire soltanto dentishda e Cisterna, Cisterna deve essere appunto il paese di quel suo cugino che fa il dentista. Mi viene da pensare, se questo buzzurro è laureato in giornalismo io mangio risotto e cago supplì. Che non sia in ufficio perché è dal dentista o a incularsi Gina Lollobrigida sono affari suoi, la cosa mi mette comunque di buon umore poiché adesso il nazi esoterico si incazzerà di più con Pappagone che con me. Mezz'ora dopo raggiungo il mio Sturbahnfhurer a casa sua in centro, mi faccio mollare i soldi per il taxi e scendo per comprargli del succo di frutta. E’ fissato con l’ananas perché pensa che sciolga i grassi, un po’ come io che credo che il potassio mi ripiglia. Non è nemmeno vestito il negriero, praticamente a palle all’aria, condizionata naturalmente… Mentre aspetto che sia pronto, non trovo di meglio che asciugarmi il sudore della fronte su di un arazzo originale delle SS, almeno Alberto non è uno di quei milioni che ora comprano i mobili all’Ikea, anzi qui c’è da controllare i lampadari per sincerarsi che non siano di pelle umana. Me ne sto dunque in salotto, le pareti rivestite di libri fino al soffitto, a macchinare scuse che giustifichino il mio ritardo nello scrivere l’articolo. Il capo dice che ha quasi fatto, nel frattempo mi metto a giocherellare con una statuina di Ganesh. Già che ci sono gli infilo una sigaretta accesa nella proboscide ma la tolgo subito perché sento i passi del mio aguzzino. Per fortuna il corridoio è lungo, ho tutto il tempo di lasciare perdere la statuina e darmi un contegno. Eccolo, polo e blazer blu scuro, i capelli biondo cenere, sembra un nobile decaduto. Mi sparo un bel braccio teso, una parodia del dottor Stranamore che il mio datore di lavoro in questo momento non sembra gradire molto. Dire che le prime volte lo faceva tanto ridere. “ Sei stato dal bieco essere Lombrosiano? ” sempre al volo. “ Pappa? ”“ Chi altri… ” Il nazi esoterico è in down. La sera prima l’avevo raggiunto affinché mi fossero dettate le linee generali dell ’ articolo. Ero stato congedato quasi subito, lo Sturbahnfhurer era più preso dalle piste di Cocaina sul suo scrittoio di marmo, che dalle mie sciocche domande su Wiesenthal. E poi era lampante, voleva proseguire il resto della serata in compagnia del troione Californiano da trecento euro a botta. Morale della favola, la sera leoni, la mattina coglioni… “ Pappagone è dal dentista… ” Vengo subito trafitto da uno sguardo carico di risentimento. Stai a vedere che adesso è colpa mia. “ Siete due deficienti… ” Sibila il mio antagonista. Ci deve essere andato giù duro, ora ce l’ha con il mondo intero. “ L’articolo? ” Non posso rimandare, metto in atto il mio piano di emergenza. Consegno al capo una copia del racconto del pitbull parlante come se nulla fosse. L’idea è di pretendere che mi sono sbagliato, la copia tra l’altro è piena di macchie dato che la mia stampante ha il cancro. Il nazi esoterico gli da una veloce scorsa, poi inizia a perdere il suo classico pallore in favore di un rosso attenzione alle coronarie, la giugulare gli inizia a pulsare paurosamente. Forse dovrei scappare. Lascia cadere i fogli e si porta le mani alla bocca come per mordersele. Ho paura. Ma poi la situazione cambia drasticamente, il capo è sempre furioso ma ha il labbro superiore macchiato d’inchiostro. E' un perfetto baffetto alla Hitler, da non crederci, manco a farlo apposta. Finisco per terra e inizio a rotolarmi sul tappeto persiano che sostiene gli sia stato regalato da Mafalda di Savoia, lui tutto pappa e ciccia con l’aristocrazia. A questo punto perde completamente le staffe e per la prima volta prova ad allungarmi un ceffone. Riesco a schivare, lasciando che ne faccia le spese la statua del povero Ganesh. Guardo la divinità indiana andare in frantumi. Mi chiedo se questo avrà delle ripercussioni sull’ordine dell'universo, dopo di che mi chino per raccoglierne almeno la proboscide, rimasta incredibilmente intatta. “ La posso tenere? ” Forse ho un po’ esagerato. Vengo sbattuto fuori a calci e mentre scendo le scale mi rendo conto che il nostro Himmler dei Navigli mi ha dato cento euro per pagare il tassì. Guarda caso mi sono dimenticato di dargli il resto. Poco male, se ogni tanto si ricordasse di pagarmi gli scriverei una biografia su Wiesenthal, un Kaddish addirittura, ma non credo sia troppo il suo genere. Corro in strada tipo prendi i soldi e scappa. Il tassinaro non se n’è ancora andato, quindi monto in macchina e gli intimo di muoversi alla svelta. Il tipo brizzolato non è troppo contento di rivedermi, alla fine però dopo essersi grattato una chiappa, mi chiede scocciato dove voglia andare. Conto i soldi che mi sono rimasti. “ Dritto al Valalla… ” Il tipo non capisce, forse crede si tratti di un qualche locale ma parte lo stesso. Io metto l’aria condizionata a cannone senza che lui mi abbia dato il permesso. Nello specchietto retrovisore riesco a intravedere un nazista biondo e un po’ sopra peso corrermi appresso per via Margutta, completamente scalzo e con i capelli per aria. Il tassinaro sgomma come un cafone e scaracchia fuori dal finestrino “ Certo Roma è pieno de matti… ” Annuisco benevolo. Alla radio, Nilla Pizzi canta “ Una vita spericolata ” . Giunti in prossimità del Muro Torto, metto la proboscide di Ganesh sul Cruscotto e chiudo gli occhi. Il tassametro segna 5.70 $…

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