venerdì 2 maggio 2008

IL MIO AMICO SNUFF di Daniele Scarpati


Come al solito è vestito di nero. Il volto quadrato, bianco come l’insonnia, brilla al di sotto dei lisci capelli corvini. Gli occhi di serpente sempre incollati al monitor del computer, intenti – insieme al suo cervello smisurato e a quel po’ di anima che si ritrova – a portare avanti il suo progetto.
Quello di rendere il mondo ancora un po’ più brutto.
Tutti nell’ambiente lo chiamano Snuff. Il perché vi sarà chiaro a breve.
Ha gli auricolari. Non sento ciò che lui sente e sono troppo lontano dallo schermo per guardare ciò che sta guardando.
Così mi avvicino, dribblando il lerciume d’ogni genere che staziona sul pavimento.
Mi siedo di fianco a lui e lascio deragliare il mio sguardo verso lo schermo.
«E’ la prossima che ti vuoi fare?», gli chiedo indicando con la mano la tipa in webcam che muove la bocca sguaiata, blaterando qualcosa che non riesco a sentire.
A questo punto il mio amico Snuff deve aver colto sul mio viso il disagio dei non udenti perciò, con un movimento seccato e lento della mano, stacca via lo spinotto degli auricolari.
Questa tipa, peraltro molto graziosa, sta cantando a squarcia gola. Con una voce pessima e un’intonazione canina. Sta cantando Downtown di Petula Clark. Avrà al massimo diciotto anni.
Probabilmente Snuff la corteggerà un po’, si farà vedere nudo in webcam mostrando il corpo palestrato e il cazzo gigante, le farà credere di essere un ragazzo formidabile, bello e intelligente. Prenderanno un appuntamento e lui la porterà qui sotto. In questo sotterraneo oscuro che lui, scherzosamente, chiama il Grande Macello, a causa della presenza di numerose telecamere e webcam che lui stesso ha piazzato un po’ ovunque.
Dopo averla messa a bollire nell’acqua calda, la scorticherà viva. Se la mocciosa opporrà resistenza forse le caverà gli occhi e le strapperà via le ovaie per direttissima.
Poi, lei morirà.
Il tutto sotto l’occhio vigile delle sue cineprese, che faranno vivere per sempre le immagini di quella morte.
«Ti rendi conto a cosa siamo arrivati? – sbotta Snuff quasi inorridito, proprio lui che ha fatto dell’orrore la sua filosofia di vita – oramai in queste video chat del cazzo ci vengono anche a mettere alla prova i talenti più disparati…non bastava l’esibizionismo televisivo, non gli bastava Youtube…tutti alla ricerca di un fottuto traghetto che li trasporti al di là della soglia liquida della visibilità».
Snuff parla sempre di queste cose. Ne è ossessionato. Sogna di punire e far soffrire pubblicamente tutti quelli che vogliono farsi vedere e farsi applaudire.
«I veri perversi sono loro, cazzo!».
Tutti quelli che non desiderano altro che l’applauso di uno sguardo. “L’applauso degli sguardi”, così lo chiama.
Oggi sono venuto da lui per fargli una sorpresa.
«Mi sono deciso…mi sento pronto per il grande passo!», gli vomito a bruciapelo.
Lui sgrana la vipera dei suoi occhi e mi sorride.
«SCUSA, DEVO METTERMI A TAVOLA…A PRESTO…» digita sulla tastiera per congedare la diciottenne canterina.
Mi guarda per un istante. «Accendo tutte le telecamere…ci metto un attimo!» mi dice eccitato come un liceale al primo appuntamento.
Le accende. Poi prende la sua borsa degli attrezzi, avvicina un tavolaccio di legno e ci mette sopra la tovaglia dorata, quella dei giorni di festa.
«Sarai immortale» mi dice con tono rassicurante.
«Grazie mille amico» gli dico quasi commosso, mentre mi stendo sul tavolo .
«Grazie a te» risponde lui.
È il momento più importante della nostra vita.
Pochi secondi ancora e il mio amico Snuff comincerà a divorarmi vivo. E molti guarderanno. Cazzo, se guarderanno!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

come promesso sono passata a leggerti...
continua così Daniele!
a te ogni cosa buona.
un abbraccio Letizia

Mattia ha detto...

Grande davvero un bellissimo racconto. Fatto davvero molto bene. Mi piace il modo di raccontare e il fatto che man mano che si legge, immagini quello che succede e per me queto è importante nella lettura di un libro.
Ancora tanti complimenti

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